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La Vita Italiana nel Settecento

Conferenze tenute a Firenze nel 1895

Various Authors

9781465631480
213 pages
Library of Alexandria
Overview
Uno dei fenomeni che colpiscono maggiormente i lettori di storia — quando riflettono — sta nella costante accelerazione degli svolgimenti sintetici d'ogni natura, a misura che ci allontaniamo dalle epoche primigenie; sta nella sempre maggior brevità di quei periodi ricostruttori o elaboratori di cose nuove, che un tempo duravano più secoli e suggerivano al poeta latino il pensoso: mortalis ævi spatium.... Chiamatelo, secondo le leggi morali, progresso; chiamatelo, secondo le leggi statiche, moto uniformemente accelerato; certo è che quelle mutazioni generali di pensieri, di abitudini, di legislazioni, di vita civile, a cui nell'evo antico appena bastavano dieci generazioni d'uomini, si sono compiute più tardi nello spazio di un secolo, e, venendo più presso a noi, in cinquant'anni od in trenta. Uomini ed eventi esercitavano, nelle prime epoche dell'umanità, un'azione così passeggiera e così lenta che quasi non s'avvertiva. Le grandi monarchie orientali impiegarono più di un millennio e mezzo a sorgere, a brillare, a distruggersi, senza che il mondo antico apparisse, dopo così grandi catastrofi, notevolmente mutato. Roma era vecchia di oltre cinque secoli, quando cominciò a far avvertire la sua presenza fuori de' suoi confini. Sesostri, Ciro, Cambise, Alessandro il Macedone, malgrado il loro genio e le loro conquiste, non lasciarono negli ordinamenti del mondo maggior traccia di quella che lascia una frana di monte, rotolatasi nell'Oceano. L'umanità doveva giungere fino al Pescatore di Galilea, per sentirsi tratta a mutare in sè e di sè tanta parte di pensieri e di scopi. Eppure ci vollero quasi mille anni perchè il Cristianesimo vincesse, soltanto in Europa, tutti gli antichi Iddii. E i quattrocento anni dell'Impero romano occidentale dimostrano che, dopo la scossa data alle vecchie compagini sociali da Cesare e da Augusto, il mondo s'era ricantucciato nella schiavitù nuova e non accennava a riscuotersi più. Colla discesa dei barbari nell'Europa, divenuta ormai l'unico fattore di trasformazioni sociali, la storia comincia a pigliare avviamenti più rapidi. Attila rinnova il mondo colla forza, Giustiniano col diritto. Nel medio evo, i periodi elaboratori diventano anche più frequenti e più intensi. Carlo Magno, gli Ottoni, la casa di Svevia danno gli ultimi colpi alla marmorea e millennaria tradizione romana. Da un secolo all'altro, le condizioni della società umana cominciano ad assumere aspetti diversi; ora sotto l'influenza delle Crociate, ora sotto quella del risveglio artistico e letterario, ora sotto gli influssi economici allargatisi per la scoperta d'America. Le plebi cominciano a rialzarsi; l'aristocrazia da feudale diventa cittadina; le necessità dei commerci danno varietà alle legislazioni civili; gli Stati si costituiscono; sorgono le questioni nuove dell'equilibrio politico. È così che, avvicinandosi ai tempi nostri, la mutazione organica delle cose appare più evidente e quasi continua; sicchè, mentre nel tempo antico un uomo di pensiero doveva spingere lo sguardo a due o tre secoli addietro per cogliere i sintomi di un movimento nella compagine umana, potè più tardi limitarsi ad esaminare il corso della propria vita, per trovarvi elementi di novità intellettuali, politiche, sociali, talvolta tanto più meravigliose nell'ultimo effetto loro quanto meno s'era avvertito il loro sorgere e il loro concatenarsi.