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Lo Stato E L'Istruzione Pubblica Nell'Impero Romano

9781465686015
213 pages
Library of Alexandria
Overview
L’istruzione pubblica in Europa è tutta creazione italica. Il più geniale dei filologi francesi, Gastone Boissier ha illustrato mirabilmente, da par suo, questo grandissimo, tra i meriti della nostra stirpe, nella storia della civiltà umana: «Appena gli eserciti romani erano penetrati nei paesi sconosciuti, vi si fondavano scuole; i retori vi giungevano dietro le orme del generale vincitore, portando seco la civiltà. La prima cura di Agricola, appena ebbe pacificata la Britannia, fu di ordinare che ai figli dei capi s’insegnassero le arti liberali.» «Appena i Galli furon vinti da Cesare, si aperse la scuola di Autun. Per farci intendere che presto non vi saranno più barbari e che gli estremi paesi dal mondo si inciviliscono, Giovenale dice che nelle più remote isole dell’Oceano, perfino a Thule, si pensa di far venire un retore. La retorica conquistava il mondo nel nome di Roma, e i Romani sentivano di doverle una grande riconoscenza e che l’unità del loro impero si era fondata nella scuola. Popoli, che differivano fra loro per l’origine, per la lingua, per le abitudini, per i costumi, non si sarebbero mai così fusi insieme se l’educazione non li avesse raccostati e riuniti. Ed essa vi riuscì in modo mirabile. Nell’elenco dei professori di Bordeaux, quale Ausonio ce l’ha tramandato, noi vediamo figurare insieme e vecchi romani e figli di Druidi e sacerdoti di Beleno, l’antico Apollo gallico, che insegnano tutti, come gli altri, grammatica e retorica. Le armi li avevano mal sottomessi; l’educazione li ha interamente domati». Non ostante così grande merito, la letteratura storica del nostro paese è forse l’unica, che non possegga una sola monografia sulla forma e sullo svolgimento della istruzione pubblica nell’evo antico. Ma tale considerazione, per quanto grave, non potrebbe, forse, giustificare del tutto un nuovo studio sull’argomento. La cultura moderna, che ha come suo carattere la internazionalità, riesce a prevenire, il più delle volte, il desiderio, o il bisogno, di una produzione nazionale su determinati oggetti d’interesse generale. E precisamente, nel caso nostro, nonostante la mancanza di lavori italiani, nonostante che anche la letteratura francese, ch’è stata in ogni secolo un mezzo maraviglioso di diffusione delle idee, non ce ne porga compenso adeguato, potremmo pur dire di avere molto da attingere, dalla produzione storico-pedagogica dei popoli dell’Europa non latina, specie, come sempre, dalla grande nazione tedesca e un po’ anche (chi l’avrebbe mai detto?) da quella delle nazioni slava e ungherese. Ma tutti questi scritti, che, salvo poche eccezioni, riescono quasi inaccessibili alla maggior parte dei lettori e degli studiosi italiani, sono macolati in genere da due difetti organici. L’uno è ch’essi fondono insieme la trattazione della istruzione pubblica romana con quella greca, il che, a sua volta, produce due conseguenze fatali: la negligenza dello studio dell’istruzione pubblica nel mondo latino, la cui importanza viene, praticamente, rimpicciolita ed oscurata, e la confusione di tipi, di istituti e di condizioni, che, se hanno fra loro innegabili rapporti di analogia e di parentela, rimangono pure profondamente distinti. L’altro difetto è che tutte le monografie, esistenti sulla istruzione pubblica nel mondo romano, o romanizzato, si sono esclusivamente limitate a dare un’idea — sia pure esatta e minuta — del meccanismo interiore della scuola a tipo classico. Or bene, di questo noi siamo oggi perfettamente informati, e non mette in verità conto proseguire ad occuparcene. Ma ciò non significa punto che si possegga — o si sia fornito — un adeguato concetto della diffusione, e delle condizioni della istruzione pubblica, nel mondo romano.